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Emotional branding: il fattore umano che trasforma il marketing

  • Immagine del redattore: Gabriele Ricci
    Gabriele Ricci
  • 24 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Emotional branding: la nuova frontiera della comunicazione

L’emotional branding è la nuova strada obbligata per la comunicazione dei brand.Oggi dialogare in modo efficace con il proprio target non è più solo una questione di marketing tradizionale: servono fiducia, storytelling ed empatia.

In questa intervista per il premio tecnico della pubblicità Mediastars condivido il mio punto di vista su come il fattore umano e la tecnologia stiano ridisegnando il futuro della comunicazione.


emotional branding con faccine emoticon
La comunicazione emozionale è necessaria per creare empatia con la propria audience.

Valorizzare le nostre sensibilità per essere ricordati

Quanto è importante valorizzare le nostre sensibilità per essere davvero memorabili?Come si sviluppa quel “sesto senso”, quella scintilla che accende le passioni e attira l’interesse in comunicazione?

Credo che per essere ricordati sia fondamentale coltivare la propria sensibilità.In un mondo sempre più orientato verso la tecnologia, il rischio è una standardizzazione del pensiero e dell’individuo. Per restare unici, un brand deve:

  • uscire dai soliti schemi

  • avere il coraggio di scelte non scontate

  • affidarsi al proprio istinto creativo


Questo “sesto senso” può e deve essere allenato tramite:

  • cultura

  • empatia

  • creatività

  • scienze umane

  • un’autentica attenzione verso le altre persone


Viviamo in una società spesso concentrata solo su sé stessa:come possiamo pretendere che gli altri si ricordino di noi, se noi per primi non ci interessiamo agli altri?

Il primo passo è dedicarci di più alle persone e all’ambiente in cui viviamo: non solo il pianeta, ma qualsiasi spazio condiviso con altri individui. È da qui che nasce un emotional branding autentico.



Tecnologia e comunicazione: dove ci porterà il fattore umano?

Come usare la tecnologia per offrire una comunicazione più completa?Quanto il fattore umano riuscirà a guidare questo cambiamento, integrando le relazioni fisiche con quelle digitali?E qual è il destino dell’ADV classico?


La tecnologia permetterà una comunicazione sempre più personalizzata perché si svilupperà su canali non più tradizionali, integrati nella nostra quotidianità.

Grazie ai dati che produciamo ogni giorno, i brand potranno:

  • proporci offerte costruite su misura

  • suggerire un certo tipo di alimento mentre apriamo il nostro frigorifero intelligente

  • proporre un viaggio nel luogo che sogniamo proprio mentre passiamo sotto l’insegna di una compagnia aerea


L’advertising classico non sparirà, ma cambierà forma:sarà sempre ADV, ma vivrà su spazi e touchpoint diversi. Come in ogni evoluzione, ci saranno brand che si adatteranno prima, altri dopo e altri ancora che scompariranno.

L’uomo resterà il pioniere di questo cambiamento, almeno finché le macchine non svilupperanno una vera intelligenza autonoma. Fino a quel momento, anche le esperienze più “reali” generate dalla tecnologia saranno sempre guidate da una visione umana.



Estendere il brand su più settori: opportunità o rischio?

Quanto è importante oggi estendere la propria immagine su diversi settori?Quali sono i casi di successo più evidenti?E come ridurre il rischio di perdere valore in questa operazione?

In un contesto liquido e in continua evoluzione, credo sia strategico per un brand uscire dagli schemi rigidi e dialogare con più mondi. Tuttavia, è altrettanto importante non esagerare: il rischio è una perdita di credibilità.


Un esempio: se Coca-Cola producesse la propria bevanda in lattine verdi, quanti crederebbero davvero che quella versione sia naturale e sostenibile? Il colore della lattina, in questo caso, entra in conflitto con l’identità storica del brand.

Per questo un brand dovrebbe:

  • estendere la propria immagine in nuovi settori,

  • rimanere però fedele a sé stesso,

  • preservare la propria unicità e coerenza,

  • evitare di inseguire ogni trend imposto dal mercato.


L’obiettivo non è “essere ovunque”, ma essere riconoscibili ovunque.


Conclusione: il vero vantaggio competitivo è ancora umano

Emotional branding, tecnologia, nuovi canali ADV, estensione del brand: tutto converge in un punto chiave.Il vero vantaggio competitivo resta il fattore umano: la capacità di sentire, comprendere, scegliere e prendersi cura delle persone a cui comunichiamo.


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